In Italia, oltre 15 milioni di abitazioni necessitano urgentemente di un intervento di riqualificazione energetica e antisismica.
Si tratta di un patrimonio edilizio particolarmente inefficiente e responsabile del consumo del 25% di energia e di oltre il 35% di tutto il gas utilizzato in Italia. Circa il 70% delle abitazioni italiane si ritrova infatti in una classe energetica inferiore a D: case energivore, che inquinano le nostre città e hanno spese di gestione sempre più alte.
In Europa gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi di energia e del 36% delle emissioni climalteranti. Se niente cambiasse, nel 2050 le costruzioni consumerebbero tutto il budget mondiale di emissioni stabilito dall’Accordo di Parigi.
L’impatto sulle nostre città di questa situazione è notevole. I riscaldamenti italiani sono ancora prevalentemente alimentati a gas e le emissioni locali ad esso collegate impattano in modo significativo la qualità dell’aria che respiriamo. L’attuale gestione dei cantieri produce traffico, disagi e scarti che potrebbero essere ridotti grazie a nuovi processi edilizi offsite.
La bassa efficienza delle abitazioni, in un contesto di elevato costo dell’energia e di redditi contenuti crea un acuirsi del fenomeno della povertà energetica ( l’incapacità di acquistare beni e servizi energetici essenziali).
L’Osservatorio italiano sulla Povertà energetica stima che nel 2020 già l’8% delle famiglie italiane (2,1 milioni di famiglie) fosse in povertà energetica: serve agire velocemente con interventi maggiormente profondi soprattutto nelle periferie dove il fenomeno della povertà energetica è già intenso.
Il comparto edilizio è caratterizzato oggi da un tessuto di imprese di piccola dimensione a scarsa produttività, bassi investimenti in ricerca e sviluppo, un’età avanzata degli addetti e competenze non aggiornate, che rendono difficile affrontare le attuali esigenze di rigenerazione e di efficientamento dell’ambiente costruito.
Il settore delle costruzioni è infatti segnato da una produttività stagnante nel corso degli ultimi decenni e generando costi che non producono valore per l’investitore, pubblico o privato.
La rigenerazione urbana è rallentata anche da un settore che non riesce a soddisfare l’enorme domanda esistente con tempi, costi e prestazioni adeguate alle aspettative di mercato. Metà dei progetti non rispetta i budget e il 40% supera i tempi previsti. Servono nuovi paradigmi che ci consentano di riqualificare di più e più in fretta, in modo sempre meno dipendente dagli incentivi.